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SALVA LAMPADE |
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INTRODUZIONE Prolungate
la vita delle vostre lampade limitando le correnti iniziali di accensione La lampadina ad incandescenza, quella dotata di una spirale in lega di tungsteno racchiusa in un'ampolla di vetro, che comunemente illumina le nostre case e che è la più diffusa fra tutti i modelli attualmente in commercio, come ogni cosa di questo mondo, ha una sua durata di vita. E quasi sempre, dopo un certo periodo di esercizio, si "brucia" nel momento in cui si va ad accenderla. Ma perché? E se questa è la causa, non è proprio possibile intervenire in qualche modo sul circuito elettrico domestico per prevenire l'inconveniente e salvaguardare le economie dell'utente, soprattutto oggi che la lampadina ad incandescenza viene a costare parecchio? Oppure è davvero giunto il momento di dare un addio alla vecchia lampadina inventata da Edison, per sostituirla con le più attuali lampade elettrofluorescenti, al neon, ai vapori di mercurio o di altro tipo ancora? Ebbene, a tutte queste domande, affettuosamente rivolteci, in tempi diversi, ma sempre più frequentemente dai nostri lettori, rispondiamo, in questa sede con la presentazione di un semplice dispositivo, che possiamo chiamare "salva-lampade", che non ha la pretesa di rendere eterna la lampadina, ma che certamente è in grado di prolungarne la durata di funzionamento e di farla resistere ad una lunghissima serie di accensioni, come possono essere quelle richieste da una luce lampeggiante. Di questo apparato descriveremo dapprima il comportamento elettronico e poi elencheremo le varie fasi costruttive, soffermandoci infine sulla sua installazione nell'impianto luce. Prima, tuttavia, vogliamo rispondere alla domanda sul perché le lampadine ad incandescenza vengono preferibilmente bruciate all'atto della loro accensione. Inoltre, per meglio assimilare alcuni importanti concetti elettrici, riteniamo utile elencare pure quelli che sono i pregi e i difetti delle comuni lampade con filamento a spiralina.
GENERALITÀ SULLE LAMPADINE La lampadina ad incandescenza è nata per prima ed è ovvio quindi che, proprio su di essa, tecnici ed industriali abbiano profuso studi, fatiche e mezzi economici al fine di migliorarne sempre più il rendimento elettrico e la qualità di luce emessa. Oggi, ad esempio, negli USA, è già stata annunciata la prossima immissione sul mercato di un tipo di lampada ad incandescenza assolutamente nuova, di costo leggermente superiore a quello di una normale lampadina di attuale produzione, ma con durata addirittura maggiore di quella delle lampade a scarica. È vero, dunque, che la lampada ad incandescenza è ben lontana dall'imboccare il viale del tramonto, dato che continua a dare segni di forte vitalità e validità commerciale. Si può anzi dire che, nei teatri e nel settore della fotografia, l'impiego di lampade ad incandescenza di alta potenza e ad elevata temperatura, dette pure lampade survoltate, è praticamente insostituibile, perché soltanto quelle ad arco, peraltro abbastanza rumorose, costose e di non facile manutenzione, possono fare di più. Forse uno dei maggiori pregi delle lampade a filamento, quello che le fa preferire ad ogni altra, consiste nella semplicità del loro montaggio, per il quale sono richiesti soltanto un interruttore, un portalampada e del filo conduttore. Tuttavia, anche questi tipi di lampade presentano alcuni difetti, in parte tollerati e in parte non sempre tollerabili. Per esempio, queste lampade offrono un basso rendimento energetico, dato che dissipano una buona quantità di potenza elettrica in calore non richiesto. Ma il difetto maggiore è certamente quello già menzionato della limitata durata di funzionamento, causata dalla elevata temperatura cui deve essere portato il filamento per essere in grado di produrre una gradevole emissione luminosa. Pur essendo realizzato con materiali speciali ed immerso in atmosfera rarefatta di gas inerti, il filamento, reso incandescente, lentamente "brucia" col passare del tempo. Lo dimostra la superficie interna del vetro della lampadina, che via via si annerisce con lo aumentare delle ore di esercizio. Dunque, dal filamento incandescente si staccano particelle di materiale, che vengono proiettate sulle pareti dell'ampolla in cui è racchiuso e che lo assottigliano sempre di più, fino a provocarne l'interruzione, la rottura o, come si dice comunemente, la "bruciatura". È vero che una accurata scelta dei materiali, assieme ad una particolare tecnologia produttiva, possono minimizzare il processo di deterioramento del filamento, ma ciò, almeno per ora, non è assolutamente pensabile per le lampade ad uso professionale, quelle ad altissima temperatura ed elevata potenza. Un ulteriore difetto, strettamente connesso con la natura propria delle lampadine ad incandescenza, consiste nella loro sensibilità alle sollecitazioni meccaniche, che maggiormente si manifesta quando vengono impiegate su mezzi in movimento, come autoveicoli, treni, aerei, ascensori, ecc. Ma non è questo il caso, o almeno lo è in minima misura, degli impianti di illuminazione domestica, nei quali invece le lampadine si distruggono quando si va ad accenderle. Ma vediamo subito il perché di questo inconveniente.
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