CONDENSATORI ELETTROLITICI



I condensatori elettrolitici quando rimangono inutilizzati per lungo tempo possono subire dei danni che si riflettono negativamente sul buon funzionamento degli apparati in cui vengono utilizzati. Conviene quindi sottoporli sempre ad un semplice ma attento esame prima dell’uso seguendo i metodi descritti in questo articolo.

Fra i componenti elettronici, quelli che più di tutti vanno soggetti a deterioramento, sono sicuramente i condensatori elettrolitici. Soprattutto quando vengono lasciati inoperosi per lungo tempo.
È risaputo, infatti, che la miglior medicina, per conservare in perfetto stato di salute questi tipi di condensatori, consiste nel tenerli costantemente, o almeno saltuariamente, sotto tensione, per impedire che I'elettrolita, in essi contenuto, si deteriori. Ma questa condizione, purtroppo, non viene rispettata negli apparati rimasti inutilizzati per mesi ed anni, in cui uno o più condensatori possono denunciare il caratteristico fenomeno della perdita.
Normalmente i condensatori elettrolitici piu’ esposti ai rischi di danneggiamento sono quelli di filtraggio della tensione di rete. Ma altri condensatori possono subire danni, piu o meno gravi, provocando il mancato funzionamento di un apparato elettronico od un suo comportamento anomalo. E’ necessario, quindi, che ogni dilettante sia in grado di collaudare, attraverso un semplice circuito di prova e controllo, lo stato elettrico dei condensatori elettrolitici, nuovi od usati siano, ogni volta che ci si accinge ad utilizzarli ed anche durante il loro funzionamento nelle diverse apparecchia ture elettroniche.

PROCESSO DI DETERIORAMENTO

Prima di descrivere il semplice sistema di prova dei condensatori elettrolitici, vogliamo qui ricordare il meccanismo di invecchiamento di tali componenti, unitamente alle loro principali proprietà. Facendo riferimento al disegno riportato in figura 1, nella quale il condensatore elettrolitico è visto, in parte, attraverso una lente di ingrandimento, possiamo assimilare questo componente ad un condensatore piatto, composto da due fogli di alluminio, fra i quali è interposto un foglio di carta impregnato di una sostanza chimica, che prende il nome di elettrolita conduttore. Gli elementi che compongono il condensatore sono: 

(1) striscia di alluminio internamente ossidata ,  (2) faccia ossidata del foglio di alluminio,  (3) carta impregnata di elettrolita , 
(4) seconda striscia di alluminio, terminale positivo (5),  terminale negativo (6).

Una delle due facce interne di uno dei due fogli di alluminio è ossidata e, come è noto, l’ossido di alluminio rappresenta un buon isolante e realizza, quindi, nel condensatore elettrolitico, un dielettrico molto sottile, che permette di raggiungere elevate capacità con ridotte dimensioni del componente. Si può comprendere perché gli elettrolitici vengono così chiamati. Infatti, pur essendo presenti in essi due fogli di alluminio, la seconda vera armatura è l'elettrolita e non il foglio di alluminio non ossidato.

Fig. 1 - sezione (a)  e vista in esploso (b) di un condensatore elettrolitico

Nella realtà costruttiva, i due fogli di alluminio, fra i quali è interposto l'elettrolita, sono avvolti e inseriti in un cilindretto contenitore (figura 2). Gli elementi che lo compongono sono: terminali positivo e negativo (1), tappo di gomma (2), contenitore di alluminio (3), condensatore vero e proprio ottenuto dall'avvolgimento delle due strisce di alluminio (4), rivestimento in plastica recante i dati elettrici e le polarità del componente (5).
In corrispondenza con lo spessore di strato di ossido isolante, i condensatori possono sopportare, impunemente, precisi valori massimi di tensione applicata agli elettrodi. Purtroppo, lo strato di ossido non è sempre uniforme e perfetto e ciò determina in particolari condizioni, quali un'elevata temperatura od una eccessiva tensione applicata fra le armature, la cosiddetta <<corrente di fuga > del condensatore. Attualmente esistono molto tipi di condensatori elettrolitici, ma tutti sono componenti polarizzati, cioè muniti di un terminale positivo e di uno negativo.
Invertendo l’ordine di applicazione delle due tensioni sui terminali, si corre il rischio di distruggere in breve tempo il componente.