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SENSORI AD EFFETTO HALL |
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Si
chiamano sensori tutti quei
componenti che trasformano una grandezza fisica in altra di natura
elettrica. Il microfono, ad esempio, è un
sensore, perché trasforma il suono in
tensioni elettriche. E lo è pure la fotoresistenza, la cui sensibilità
dipende dalla luce che la investe. Anche il termistore, ossia la
resistenza a
coefficiente di temperatura negativo, appartiene a questa schiera di
elementi,
perché il suo comportamento è condizionato dal calore dell'ambiente in
cui si
trova immerso. In breve. il sensore sostituisce, in un certo modo, i
nostri
sensi, dai quali deriva il nome, per operare con intelligenza logica là
dove
esso viene impiegato. L'EFFETTO
HALL Il tipo di sensore, di
cui ci
stiamo
occupando, funziona in virtù di un effetto elettromagnetico scoperto
nel
1879 dallo scienziato E.H. Hall che, fin da quel tempo, rese noto,
quanto
illustrato in figura 1. Quando sui terminali
di
un conduttore si applica una tensione V (schema in alto di figura 1),
questa, se
è una tensione continua, promuove un flusso di elettroni uniforme dal
punto A
verso il punto B, senza che, tra due punti estremi di una sezione
trasversale
del conduttore (C - D) sussista alcuna differenza di potenziale.
L'indice del
voltmetro, infatti, rimane fermo sullo zero centrale. Il risultato
elettrico più appariscente è quello della presenza di una
tensione,
fra i punti C - D, segnalata dall'indice del voltmetro. Invertendo le
polarità del
magnete, anche il corrispondente concentramento di elettroni e la
deviazione
dell'indice dello strumento si invertono. Con il risultato che il punto
C è
questa volta più negativo del punto A e l'indice del voltmetro flette
verso i
valori positivi. Fig. 2 - Schema simbolico di un sensore ad effetto Hall In
generale, dunque, la tensione
di Hall si manifesta quando un campo magnetico di intensità H
coinvolge,
trasversalmente, un conduttore percorso da corrente ed è rilevabile fra
le
estremità delle due sezioni perpendicolari.
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