RESISTORI - 2


TIPI DI RESISTENZE 

Le resistenze, impiegate nei circuiti elettronici, a seconda del loro compito specifico, assumono aspetti esteriori e composizioni costruttive diverse. Una prima suddivisione può esser fatta fra due tipi fondamentali di resistenze: quelle fisse e quelle variabili. Le prime costituiscono un ostacolo costante al movimento degli elettroni, le seconde rappresentano un ostacolo che può essere variato manualmente, oppure col mutare dell'intensità di luce ambientale, della temperatura e della tensione. In questa sede, tuttavia, ci occuperemo soltanto dei primi tipi di resistenze, quelle fisse, che sono poi le più comuni fra tutte, le più usate nei circuiti elettronici, quelle che prendono il nome di "resistori" o, più comunemente e in gergo, di "resistenze". Ma ricordiamo innanzitutto che le resistenze fisse si rappresentano mediante un simbolo elettrico, universalmente adottato nella composizione dei circuiti teorici elettrici ed elettronici. Per la precisione, i simboli adottati sono due, quelli riportati in figura 1. Quello disegnato più in alto è detto "americanizzato", quello più in basso è chiamato "europeizzato". Il primo dei due è comunque il più usato.   

Fig. 1 - Simboli elettrici rappresentativi delle resistenze a valori costante. In alto li tipo americano, in basso europeo assai meno  adottato del primo.

 In entrambi i simboli di figura 1 è indicata la lettera maiuscola R, normalmente seguita da un numero progressivo (1, 2, 3...). Talvolta, unitamente alla numerazione, è riportato il valore ohmmico del componente. Normalmente i resistori si presentano esteriormente sotto forma di cilindretti, variamente colorati, muniti di due terminali alle estremità, che rappresentano i terminali utili della resistenza e che prendono pure il nome di reofori. Per la costruzione dei resistori, le varie case produttrici adottano materiali e metodi di fabbricazione alquanto diversi. I sistemi più comuni sono quelli dell'impasto a carbone, dello strato di carbone, dello strato metallico e del filo metallico. Tali concetti costruttivi valgono per la composizione interna del resistore, ma oltre ciò variano pure i materiali di rivestimento isolante esterno; tra i quali vanno menzionati la lacca, lo smalto, le resine al silicone, le resine vetrificate. È ovvio che, a seconda del sistema costruttivo, interno ed esterno, il resistore presenta proprietà leggermente diverse. Quelli ad impasto di carbone, ad esempio, consentono una buona dissipazione di calore e, conseguentemente, di potenza elettrica. I resistori a strato metallico permettono di raggiungere tolleranze molto ristrette sul valore nominale; essi sono composti da un supporto isolante sul quale è depositato uno strato metallico. Quando si presenta il problema di dover dissipare potenze elettriche notevoli, si impiegano i resistori a filo metallico, isolati con smalto o cementati.

 

Fig. 2 - Scala fisica di quattro valori di potenza caratteristici di altrettanti resistori di tipo comune. 

I resistori ad impasto di carbone, che esternamente si presentano nel modo indicato in figura 2, assumono dimensioni diverse a seconda della potenza elettrica dissipabile, cioè dell'energia elettrica massima che questi possono trasformare in calore senza subire danni irreversibili. Pertanto, una resistenza dello stesso valore ohmmico può assumere espressioni volumetriche differenti in corrispondenza del proprio wattaggio, come indicato in figura 2. 1 valori più comuni sono quelli di 2 W - 1 W - 1/2 W - 1/4 W, ma in commercio si trovano pure resistenze da 1/8 W e da 1/3 W. Resistenze con valori superiori ai 2 W sono sicuramente di tipo a filo e non ad anelli colorati come quelle di figura 2.  Per rendersi conto della natura di alcuni tipi di resistenze, basta asportare dalla superficie di queste lo strato di vernice che le ricopre. Dopo tale operazione, all'osservatore di solito si possono presentare i tre modelli riportati in figura 3: la resistenza ad impasto di carbone (1), quella metallizzata (2) o il tipo a filo (3).

 

Fig. 3 - Eliminando lo strato protettivo di copertura dei resistori, questi possono presentarsi, all'osservatore, in uno dei tre modi qui raffigurati. In 1 è riportato il modello ad impasto di carbone, in 2 quello metallizzato e in 3 la resistenza a filo. 

Nel primo tipo di resistenza, la percentuale di polvere di carbone, mescolata con adatta sostanza legante, determina il valore resistivo. Il modello metalizzato è composto da un cilindretto di ceramica sul quale è depositata una spirale di metalli vaporizzati. In quello a filo, su un corpo ceramico è avvolto del filo al nichel-cromo; viene impiegato quando si debbono dissipare forti quantità di energia elettrica, trasformandola in calore.