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QUARZI |
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Non c'è
radioamatore, CB, SWL o appassionato di elettronica in genere che,
prima o poi, non debba familiarizzare con i quarzi, cioè con quei
componenti che, abbinati ad un oscillatore, generano una frequenza
caratterizzata da un elevatissimo grado di stabilità. La loro
conoscenza, dunque, è doverosa da parte di tutti i nostri lettori.
Cominciamo quindi col presentare il simbolo elettrico del cristallo di
quarzo, che è quello riportato a sinistra di figura 1 e la cui sigla è XTAL. Fig.
1 A sinistra è riportato il simbolo elettrico del quarzo, a destra
un comune modello nella sua veste esteriore. In realtà il componente di cui
stiamo parlando può assumere aspetti diversi, ma quello più comunemente
noto è riportato sulla destra di figura 1. Si tratta di una scatolina
metallica, che può essere di plastica o di vetro, dalla quale fuoriescono due
piedini, che rappresentano gli elettrodi e sulla quale è generalmente
impresso il valore della frequenza fondamentale di oscillazione.
Dentro l'involucro, come indicato in figura 2, è presente un dischetto,
somigliante al vetro smerigliato, sottilissimo e rivestito, sulle due
facce, con un sottile strato d'argento. Le due facce del cristallo sono
collegate, attraverso due piccole molle, che fungono pure da elementi
di sostegno, con i due reofori. Fig. 2. - Dentro
l'involucro del quarzo, che può essere di metallo, di plastica o di
vetro, è presente un dischetto di minerale
molto sottile, in parte ricoperto d’argento e collegato, attraverso due
piccole molle, agli elettrodi del
componente. Lo spessore del quarzo
determina la frequenza di lavoro del componente. Dunque, la sua
realizzazione, che richiede ancor oggi un procedimento a mano, assume
grande importanza. L'assottigliamento della piastrina, illustrata in
figura 2, avviene tramite molatura, con l'impiego di apposite
macchine, mentre la messa in frequenza avviene manualmente. Facciamo un
esempio. Supponiamo che si debba approntare un quarzo da 9,545 MHz.
Ebbene, in tal caso occorre una piastrina da 10 MHz alla quale, tramite
la molatrice, si fanno raggiungere i 9,54 MHz circa. Poi si effettua
l'argentatura e, successivamente, si assottiglia manualmente la
piastrina nei punti in cui non è stata rivestita con l'argento.
Qualora, con quest'ultima operazione, cioè l'asportazione di minerale,
dovesse risultare eccessiva e la frequenza più alta del valore
prefissato, allora occorrerà aggiungere alla piastrina delle piccole
quantità di grafite, fino al raggiungimento del valore di frequenza
stabilito. Un tale perfezionamento può essere ottenuto con l'uso di una
matita. Ovviamente, questi interventi debbono essere eseguiti con il
quarzo collegato con un oscillatore, connesso a sua volta con un
frequenzimetro. Purtroppo, la lavorazione a mano del quarzo incide
notevolmente sul prezzo del componente che si rivela un elemento dal
costo elevato. Una
volta raggiunto il valore esatto di frequenza, la piastrina viene
inserita nel suo contenitore, dal quale viene tolta l'aria ed
introdotto un gas inerte. Non è possibile, infatti, lasciare
all'interno del quarzo l'aria, che potrebbe creare fenomeni di
ossidazione ed alterare il valore della frequenza di lavoro del
componente. |
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