WATT-METRO - 2




UN CARICO RESISTIVO

Il problema suggerito si risolve applicando al trasmettitore un carico puramente resistivo, da 50 ohm o poco più e successivamente misurando il segnale, senza collegare l'antenna o altri carichi non ben definiti.
Diciamo subito che la realizzazione di un carico terminale a 50 ohm presenta una limitazione pratica, quella della massima potenza dissipabile, perché non è facile disporre di un resistore da 50 ohm - 100 W. Ma il circuito di figura 2 può sopportare la potenza di 10 W continui, oppure quella di 50 W per brevi periodi di tempo. Per inciso, ricordiamo che la potenza di 10 W è quella dei QRP, vale a dire dei trasmettitori di bassa potenza per radioamatori e rappresenta il valore ideale per i CB, i quali operano generalmente con potenze d'uscita di 1 W.

 

Fig. 2 - Circuito teorico del carico fittizio di cui si propone la costruzione e l'utilizzazione ai lettori CB e a coloro che fanno uso di QRP. II trimmer R6 consente di tarare il dispositivo quando all'entrata viene applicato un wattmetro professionale.

COMPONENTI

Resistenze

Condensatori

Varie

R1 = 220 ohm - 2 W
R2 = 220 ohm - 2 W
R3 = 220 ohm - 2 W
R4 = 220 ohm - 2 W
R5 = 470 ohm – 1/2 W
R6 = 470 ohm (trimmer)

C1 = 100.000 pF

DG = OA 90 (diodo al germanio) 
uA = microamperometro (100 wA f.s.)

Il carico resistivo del progetto di figura 2 è composto da quattro resistenze da 220 ohm - 2 W, collegate in parallelo (R1 - R2 - R3 - R4), il cui valore risultante è quello di 55 ohm - 8 W. E poiché tutte le resistenze menzionate hanno un terminale collegato a massa, saldato a stagno direttamente sul telaio, queste consentono una dissipazione superiore a quella citata di 8 W, concedendo la massima sicurezza di lavoro almeno fino ai 10 W continui. Ma perché le quattro resistenze siano efficaci, in presenza di segnali a radiofrequenza, queste debbono essere di tipo ad impasto e non a film. Quelle ad impasto sono resistenze rappresentate da un cilindretto riempito con polveri di carbone e relativi leganti. Non si debbono quindi impiegare resistenze metalliche o di tipo a carbone che, essendo costruite con depositi spiralati, si comportano come elementi in parte induttivi per le frequenze elevatissime, somigliando a linee di ritardo e vanificando l'efficienza del progetto di figura 2. Ovviamente, dopo tali precisazioni, rimangono escluse dall'impiego pratico anche le resistenze a filo, che sono vere e proprie bobine e fungono da linee di ritardo, anche se avvolte in maniera antiinduttiva, dato che tali tecniche costruttive sono valide soltanto in presenza di segnali a bassissima frequenza. Questi elementi sono avvolti per metà in un senso e per metà nell'altro.