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DIODI RETTIFICATORI - 7 |
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TENSIONE PIV (Peak Inverse Voltage) Ritorniamo per un momento al circuito teorico riportato in figura 1, per ricordare che l'anodo (a) del diodo a semiconduttore D1 riceve una tensione di picco che varia fra + 16,8 Vcc e - 16,8 Vcc (12 Vca x 1,4 = 16,8 Vcc). Ciò significa che, in presenza della semionda negativa a -16,8 Vcc, tra anodo e catodo del diodo D1, si forma una differenza di potenziale pari a 16,8 V x 2 = 33,6 Vcc. Dunque il diodo D1 deve poter sopportare una tensione inversa di almeno 33,6 V. Ora, poiché la tensione di rete può presentare variazioni in meno ma anche in più rispetto al valore nominale, il componente, per lavorare in tutta sicurezza, deve essere caratterizzato da una tensione inversa di almeno 50 V. Ma questo valore, nel diodo 1N4004, è di ben 400 V ed in gergo prende il nome di PIV (peak inverse voltage). Questa particolarità dei diodi rettificatori assume poca importanza quando si ha a che fare con alimentatori di piccola potenza. Tutto cambia invece per i dispositivi di grande potenza, nei quali, in serie con i diodi raddrizzatori, è possibile talvolta trovare qualche resistenza, come rilevabile nel circuito di figura 11. Si tratta comunque di resistenze di basso valore, che impediscono, durante la carica iniziale del condensatore, la possibile distruzione del diodo a semiconduttore. In parallelo con i diodi rettificatori, talvolta, viene pure collegato qualche condensatore ceramico di valore capacitivo compreso fra i 10.000 pF e i 100.000 pF, che provvede ad eliminare eventuali disturbi a radiofrequenza.
Fig. 11 - Per proteggere i diodi rettificatori durante la carica iniziale del condensatore elettrolitico, conviene collegare, sulle uscite del secondario del trasformatore della tensione di rete, alcune resistenze di basso valore ohmmico. I condensatori, inseriti in parallelo con i diodi, eliminano i disturbi a radiofrequenza. |
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