REATTANZA INDUTTIVA - 4



IMPEDENZA

Abbiamo già detto che, quando alla reattanza induttiva si aggiunge un valore resistivo, come indicato in figura 5, l'insieme di queste due grandezze elettriche assume la denominazione di impedenza, il cui simbolo è rappresentato dalla lettera alfabetica maiuscola Z. Anche l'impedenza, così come avviene per la reattanza induttiva e per la resistenza, si misura in ohm. E la formula che consente di calcolarla è la seguente:

Z ² =R ² + XL ²

nella quale R e XL sono ovviamente espresse in ohm. La rappresentazione grafica dell'impedenza, riportata in figura 5, riveste principalmente un significato teorico giacché la resistenza è da riscontrarsi in quella propria che caratterizza il filo conduttore con cui è avvolta la bobina L..

Fig. 5 - simbolo dell'impedenza Z 

 Perché nella realtà circuitale degli apparati elettrici ed elettronici, l'impedenza si presenta come un avvolgimento di filo conduttore, di diametro più o meno grande, realizzato su un nucleo di ferrite o ferromagnetico. Anche in questo caso, dunque, si tratta di una bobina, peraltro caratterizzata dalla sua induttanza e dal valore di resistenza ohmmica aggiunto al componente.
Per la verità, nessuna bobina può essere esente da una certa resistenza ohmmica, perché il filo conduttore, di qualunque tipo sia e qualunque siano le sue dimensioni, è sempre dotato di resistenza, anche se nell'induttanza, considerata pura, questa è assolutamente trascurabile.

L'impedenza serve ad impedire, in misura più o meno energica, il passaggio della corrente variabile, in modo particolare quella alternata. E, a seconda che si vogliano ostacolare i flussi delle correnti ad alta frequenza, oppure quelli delle correnti a bassa frequenza, le impedenze si possono suddividere in due grandi gruppi:

Impedenze AF

Impedenze BF

Entrambi questi tipi di impedenze, quando sono investiti da tensioni alternate, provocano uno sfasamento fra tensione e corrente. Ma che cosa vuol dire ciò? Ebbene, per rispondere a tale domanda, occorre ricordare che la tensione e la corrente alternata si esprimono, analiticamente, attraverso curve sinusoidali, come è stato detto in altra occasione. Ora, se le due curve sinusoidali, che rappresentano la tensione e la corrente alternata, passano insieme per il valore zero e variano poi proporzionalmente l'una rispetto all'altra, si dice che esse hanno la stessa fase, oppure che sono in concordanza di fase o, ancora, che sono in fase tra di loro. Questo e' quello che accade quando la tensione alternata è applicata ad un circuito solamente resistivo (vedi primo diagramma in alto di figura 6). Quando invece tensione e corrente cominciano ciascuna il rispettivo semiperiodo in due istanti diversi e toccano i loro valori massimi una prima dell'altra, allora si dice che le due grandezze alternate (tensione e corrente) hanno diversa fase, oppure che sono sfasate fra loro. 
II diagramma centrale e quello riportato in basso di figura 6, dimostrano i due diversi tipi di sfasamento, tra tensione e corrente alternata, provocati rispettivamente dalla presenza in un circuito di un'induttanza L e di una capacità C.

Fig. 6 - Quando la tensione alternata è applicata ad un circuito completamente resistivo, le due curve analitiche, relative al comportamento della tensione e della corrente, sono in fase tra di loro. Lo sfasamento tra le due grandezze elettriche si verifica invece quando nel circuito è presente un'induttanza L (diagramma al centro) o una capacità C (diagramma in basso).

In particolare, nel caso di una induttanza L la corrente e' in ritardo rispetto alla tensione mentre nel caso di un capacitore C la corrente e' in anticipo rispetto alla tensione