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DIODI VARICAP - 2 |
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CIRCUITO SPERIMENTALE Il semplice schema teorico riportato in figura 3 permette di analizzare il comportamento del diodo varicap al variare della tensione inversa ad esso applicata. Per far variare la tensione VAB ai capi del varicap DV partendo da una tensione continua VCC, occorre servirsi di una resistenza variabile, ovvero di un potenziometro (POT nella figura) e di una resistenza R che stabilisce il minimo valore della tensione inversa tollerabile dal componente. Fig. 3 - schema teorico per polarizzare un diodo varicap Dunque, ruotando il perno del potenziometro, la tensione fra i punti A e B varia. Più precisamente, quando il cursore del potenziometro si trova tutto spostato verso il morsetto positivo dell'alimentatore, tutta la tensione rimane applicata agli elettrodi del diodo varicap; quando invece il cursore è ruotato nella posizione opposta, il varicap è sottoposto al minimo valore di tensione. Nel primo caso si raggiunge il più basso valore capacitivo, nel secondo quello massimo. Ovvero:
I pochi elementi, necessari per realizzare un ,,condensatore variabile elettronico", come quello concretizzato nello schema di figura 3, mediante l'impiego di un diodo varicap consentono di apprezzare i grandi vantaggi pratici raggiungibili nella progettazione di piccoli ricevitori radio in dimensioni sempre più miniaturizzate. Basta infatti osservare il disegno riportato in figura 4 per rendersene subito conto di come si risparmi dello spazio utilizzando un diodo varicap al posto dei tradizionali condensatori variabili a lamine.
Fig. 4 - confronto delle dimensioni tra il diodo varicap (C), il condensatore variabile classico (A) e il variabile in miniatura (B) Il condensatore variabile (A) e' indubbiamente il più voluminoso, quello delle radioline (B) un po' meno ed il diodo varicap (C) assolutamente il più piccolo. Oggi, i circuiti di sintonia dei televisori, delle autoradio, dei sintonizzatori, utilizzano questo piccolo semiconduttore nella composizione dei loro circuiti di sintonia. Ecco perché, in commercio, si possono acquistare modelli per UHF, VHF, OM, che si differenziano tra loro per il massimo valore capacitivo raggiungibile. Per esempio, i varicap per impieghi in UHF possono raggiungere i valori capacitivi massimi di 4 - 8 pF; quelli per VHF hanno capacità massime di 40 - 50 pF; infine, quelli per la ricezione dei segnali radio ad onda media (OM), sono in grado di toccare punte capacitive di 500 pF, come nei condensatori variabili ad aria. |
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